Ha avuto una folgorazione divina? Ma chi gli ha dato il mandato di pontificare? Dove sono le sue credenziali per parlare? O ci troviamo difronte ancora al solito discorso fatto al bar, dove a nessuno interessa quanto ha voluto dire? Se non fosse così parlerebbe con la sua faccia certificata, mostrando coraggio e lealtà di modo che io non possa fare le considerazioni che sto facendo. Se avesse voluto prodursi in una vera dimostrazione storico-scientifica, avrebbe dovuto basarla SOLO sui documenti, e se desiderava dimostrare il contrario delle affermazioni di degli Uberti, avrebbe dovuto studiare i documenti storici e giuridici (che mi sono permesso di indicare alla fine di questo blog), ma forse non ricorda che: “verba volant, scripta manent”, e preferisce usare parole al vento prive di qualunque valore nella realtà.
Edifica un blog che vuole smontare uno Scholar, senza nemmeno inserire una nota a piè pagina… e qui, citando (come lui) Totò e parlando dal “banco degli amputati”, privati della verità scientifica, gli dico: “ma mi faccia il piacere!”, ripetendo la famosissima risposta di Totò difronte ad affermazioni lontane dalla verità.
Che senso possono avere, oltre alle affermazioni non documentate o fondate su travisamenti delle mie parole, i giudizi in campo morale che si permette di esprimere una persona che dimostra col suo stesso comportamento ANONIMO di non conoscere certi principi di correttezza che vengono insegnati in famiglia?
Nel testo oltre a fare affermazioni completamente false che vedremo, attribuisce a me o alla mia tradizione familiare l’affermazione che la mia famiglia sia nobile (la nobiltà dei degli Uberti-Ubertis di Casale Monferrato è sostenuta da storici del passato e contemporanei); estrapola pezzi di miei articoli stravolgendone il senso, giungendo ad accuse di “usurpazione d’arma”, dipingendomi pertanto come un «grande esperto» che accetta per sé tali usurpazioni, non conosce il diritto nobiliare del Monferrato e del Principato del Piemonte e si muove con l’aggettivo di «puerile» in queste materie, essendo per di più anche «volgare e di cattivo gusto» per avere comprato dei titoli feudali britannici, in sintesi «un nobile artificiale, fabriqué de toutes pièces».
Penso che non si renda conto che sta offendendo anche grandi e nobilissime Famiglie che come me hanno acquistato proprietà feudali nel passato ottenendo così titoli nobiliari che sono stati riconosciuti dal Regno d’Italia, cito solo 3 Famiglie della mia città Casale Monferrato: i Morelli di Popolo e Ticineto, i Biandrà di Reaglie, i Gozzani di Treville e San Giorgio. Si ricordi che la mia proprietà feudale in Inghilterra, Benham Valence, è registrata in the H.M. Land Registry; mentre per la Barony of Cartsburn il Lord Lyon del Regno di Scozia, l’autorità araldica che a nome di S.M. la Regina riconosce e concede gli stemmi, riconosce le genealogie, le dignità nobiliari e feudali, mi ha riconosciuto come Pier Felice Alberto Renato degli Uberti, baron of Cartsburn, e mi sembra che su questo l’ANONIMO dovrebbe solo tacere non avendo alcuna autorità in merito. Le sue accuse sono kafkiane e divertenti per uno studioso come me che ha impostato tutta la sua missione nel riportare a dignità di scienze queste materie, ridimensionando proprio l’utilizzo della parola “nobiltà” in Italia dove dall’avvento della Repubblica Italiana essa non esiste, ma l’ANONIMO probabilmente auspica che nella massa dei lettori (ha postato il blog in vari siti) qualcuno creda e sostenga le sue assurdità, mirando a minare la mia autorevolezza di scienziato.
Ma se con il suo blog l’ANONIMO sogna di destare interesse e recarmi finalmente discredito, deve anche sapere che i miei estimatori non vi daranno peso, e i miei detrattori per qualche minuto gongoleranno per poi scoprire di trovarsi con nulla nelle mani. Ma forse a lui basta cercare di infangare. Il blog ripercorre senza fantasia le chiacchere di altri anonimi attacchi diffamatori (alcuni conclusisi con condanne degli autori con sentenze di tribunale).
È regola mai rispondere alle diffamazioni di un ANONIMO, ma io sono sempre differente dalla massa, e avendo ora la grandissima possibilità di poter esprimere a 360° ancora il mio pensiero non mi perdo certo questa ottima opportunità! Le elucubrazioni dell’ANONIMO indicano un vero Scholar a concludere che dimostra incompetenza araldica, genealogica e di storia del diritto nobiliare, evidenziando una mancanza di studi di queste materie a carattere accademico, e la sicura assenza di almeno un master conseguito dopo la laurea magistrale in Università di Paesi dove la nobiltà è riconosciuta e tutelata dallo Stato. Dico questo perché con un titolo accademico avrebbe potuto almeno imparare le modalità per scrivere una disamina dall’apparenza accademica. Ricordo che tutti gli Scholars sanno che riferendosi a queste materie, non basta il solo titolo accademico per considerarsi esperti, ma è necessaria anche l’appartenenza ad indiscusse Accademie Internazionali come quella di Araldica, o di Genealogia, e magari essere per completezza Commissioner della Commissione Internazionale per lo Studio degli Ordini Cavallereschi. Si tratta di ben note organizzazioni private composte dai maggiori studiosi del mondo, e se vi si chiedete perché tutte hanno carattere privato senza la validazione di uno Stato vi spiegherò che quella che potrebbe apparire una diminuzione, nella realtà è proprio la dimostrazione che sono veramente organismi scientifici supra partes, perché se fossero legati al riconoscimento di uno Stato potrebbero far mettere in dubbio questa superiorità culturale. Chi non segue questo percorso che ho indicato oggi a differenza del passato non trova credito fra gli Scholars del mondo.
L’autore del blog diffamatorio come si può leggere è ossessionato dalla nobiltà e la vive in una dimensione astratta e romanticheggiante che nulla ha a che fare con la realtà storica, usando questa sua visione arcaica per discreditarmi nelle mie capacità di scienziato e dimenticando che sono forse l’unico in Italia che ricorda sempre che la nobiltà nella Repubblica Italiana giuridicamente non esiste, tanto è vero che con il Duca de Vargas-Machuca abbiamo trasformato l’associazione Unione della Nobiltà d’Italia – UNI fondata nel 1986 in Famiglie Storiche d’Italia – FSI, e poi nel 2011 con l’Arciduca Giuseppe Carlo d’Asburgo-Lorena Historical Families of Europe – HFE. Ma non solo, oggi – in ambito privato – penso a dar vita a ICOC CERT, dove dopo uno scrupoloso esame della documentazione fornita, verrà consentito di certificare in maniera univoca, ovvero non modificabile né falsificabile, sia lo stemma che la propria genealogia avvalendosi della tecnologia blockchain e di tecniche crittografiche asimmetriche su rete Bitcoin. Ogni certificato avrà inoltre un proprio QR Code che incorporerà la firma digitale e sarà verificabile tramite l’app scaricabile dal Play Store o dall’Apple Store.
PREMESSA
Nel ringraziare ancora l’ANONIMO diffamatore per darmi la possibilità di divulgare maggiormente il mio pensiero di studioso certificato, per mio modus operandi manterrò nella discussione quel serio rigore scientifico che mi ha spinto da decenni verso lo studio di materie bistrattate e considerate da secoli prive di attendibilità scientifica, ma che purtroppo interessano molte persone del genere di questo ANONIMO. Ormai so bene che la mia autorevolezza ha creato e crea scontento non solo nei falsificatori di genealogia, nei falsi gran maestri, nei sognatori ossessionati da una idea fasulla della nobiltà, ma soprattutto in certuni che, avendo impostato il loro business sulla “nobiltà”, si sentono minacciati dal mio demitizzare le loro teorie riportando i loro potenziali clienti alla cruda realtà dei fatti. Del resto ho demitizzato tantissimi argomenti che dalla caduta della Monarchia sono stati sostenuti da figuri che avevano il solo scopo di guadagnare sulla credulità ingenua di persone non avvezze a questi studi. Così potrò qui offrire ancora una volta la possibilità agli interessati alla verità scientifica di trovare vantaggi per lo studio della storia di famiglia ed evitare di buttare via soldi a beneficio di truffatori.
Ma perché l’ANONIMO (o lui con la sua claque) è così arrabbiato nei miei confronti al punto di perdere ore e ore per costruire un blog dedicato a me, postandolo freneticamente anche in altri siti (non tutti seri), incentrato su un argomento realmente obsoleto: nobiltà e titolature di Pier Felice degli Uberti sia in Italia che all’Estero? Argomento che se ci pensiamo non interessa proprio a nessuno…
È probabile che si senta danneggiato dalla mia autorevolezza al punto da cercare di minarla. Il mio racconto vi darà la possibilità di giudicare da soli se vale la pena perdere così inutilmente il proprio tempo…
Certo se vivessi durante il Regno d’Italia (dove sino a 75 anni fa la nobiltà aveva rilevanza giuridica), e se vi fosse ancora una situazione storica diversa dal nostro attuale tempo, che nella quasi totalità delle persone è disinteressato al riconoscimento nobiliare (non si sa più cosa sia), forse lo avrei richiesto, e se non l’avessi ottenuto (la nobiltà è una mistura di diritti storici ed opportunità politiche), ovviamente (dopo aver utilizzato tutte le possibilità offertemi dalla legge per contrastare un eventuale parere negativo), da buon cittadino mi sarei attenuto alla decisione dello Stato e l’avrei accettata perché credo nell’autorità dello Stato.
Se il blog lo avesse scritto con il suo vero nome e cognome uno Scholar di queste materie, mi avrebbe anche fatto piacere, ne avremmo potuto discutere con educazione, e se mi avesse convinto che le sue argomentazioni erano giuste, come ho fatto altre volte nella vita, avrei anche cambiato parere, perché per me la verità scientifica è quel valore di riferimento della più grande importanza.
Ma qui purtroppo ci troviamo davanti a quello che, nel migliore dei modi definirei un amateur che ha letto malamente o non sa o non vuol leggere i miei scritti (nel blog cita una pubblicazione che inizia nel titolo con la parola Appunti genealogici sulla Casata degli Uberti. In lingua italiana la parola “Appunti” indica una nota sommaria o meglio nota sintetica. Si tratta di un articolo realizzato nel 1986 per supportare a richiesta del mio caro amico il dott. Lorenzo Caratti di Valfrei, la sua opera che tratta la nobiltà in Monferrato, conservata nell’Archivio di Stato di Alessandria.
Sono convinto che si può dissentire dal mio modo di pensare sul tema nobiltà, ma ogni mia affermazione viene provata con rigore scientifico. Ovviamente se ci fosse un disaccordo documentato sarei pronto a discuterne, ma lo farei solo con uno studioso certificato perché chi mi conosce sa bene che ho poco tempo da perdere e non posso certo buttarlo via inutilmente quando capisco che i motivi del dissenso travalicano la luminosa ricerca della verità storica, e affondano in oscure motivazioni che lo stesso ANONIMO non ha il coraggio di rivelare, forse vergognandosene.
attacchi informatici contro Pier Felice degli Uberti ED ALTRI STUDIOSI
Questo blog è l’ultimo degli attacchi informatici alla mia persona, avvenuto poco dopo averne subito altri da quando i miei amici hanno voluto che fossi visibile sui social (ma questo è un altro argomento).
Come ho già scritto altrove, dal 1988 quando sono diventato Secretario General della Junta de Italia dell’allora Asociacion de Hidalgos de España, e maggiormente quando ho dato vita – con i miei amici – all’Istituto Araldico Genealogico Italiano – IAGI sono iniziati attacchi alla mia persona proprio per la serietà innovativa in questi studi dell’associazione che abbiamo costituito a evidente carattere scientifico, che promuove una realtà molto diversa da quanto vediamo in altre organizzazioni: a questo si aggiunge il lavoro svolto dalla nostra prestigiosa rivista Nobiltà che, essendo attuale e pragmatica e diffusa in tutti gli ambienti dei seri addetti al lavoro, dà grande fastidio a quegli interessati definibili come falsari, pataccari, persone che guadagnano indebitamente nel settore delle scienze documentarie della storia vendendo sogni anche a caro prezzo, o semplici invidiosi incapaci di fare altrettanto, e aggiungo alla lista ancora quei pochi che ho dovuto allontanare perché troppo lontani dal mio modo di pensare, strettamente connesso alla realtà della nostra contemporaneità di tutti i giorni, e al rispetto delle leggi della Repubblica Italiana. Fra gli attacchi diffamatori (che alla fine mi han sempre portato del bene!) ricordo quello avvenuto alle ore 12,30 del giorno di Natale del 2007 a 2 mesi dalla morte di mio Padre quando comparve in un blog una poesia dedicata a me e a mia moglie dove un ANONIMO trasformava il titolo di Conte di Cavaglià in Conte di Canaglia, affermando che eravamo fortunati a non avere figli perché sarebbero stati tarati. Il signor GC. M. D.P ottenne come risultato dopo essere stato beccato dalla Polizia Postale, la condanna del giudice di primo grado (non si è appellato) del Tribunale di Novi Ligure, regalandomi una sentenza emessa da un Tribunale della Repubblica Italiana che mi identifica, anche se non compariva né il mio nome (Pier Felice) né il mio cognome (degli Uberti o Ubertis), come Conte di Cavaglià. Un ennesimo dono offertomi da un vano tentativo di diffamazione.
Ci tengo a precisare che non si tratta di una impossibile (nella Repubblica Italiana) sentenza nobiliare. La costante di tutti questi attacchi è sempre stato l’anonimato e questo la dice lunga sulla piccolezza umana e la problematicità di qualcuno che vorrebbe fermare il mio percorso di successo nella difesa della verità, nello smantellamento dei falsi sogni e nel tentativo di cambiare finalmente un ambiente di studi che ancora veniva definito non tanto tempo fa il “Mondo dei creatori di fiabe”.
Questo attacco non mi sconvolge come forse vorrebbe l’ignoto autore, perché ho coscienza che è il normale prezzo da pagare alla realizzazione di un progetto italiano che non ha eguali, ed ha dimostrato di essere veramente valido: è il prezzo del successo! Del resto reazioni di questo tipo son tipiche di persone che preferiscono vedere la realtà nella loro forma distorta disconoscendo la verità storica, come conferma la reazione sdegnata del diffamatore sul tema della vendita dei titoli nobiliari, fatto ben noto a tutti gli storici ma rifiutato di chi, vivendo fuori dai residui del mondo nobiliare ha della nobiltà una visione astratta ed alterata. Devo ricordare che i titoli feudali sono sempre stati venduti ed acquistati per tutta la feudalità, e anche molti titoli nobiliari sono stati concessi dietro ad una parvenza di acquisto come può essere la costruzione di una chiesa ecc. Per porre nella giusta collocazione questo genere di attacco farò quindi un confronto ripercorrendo uno stralcio di storia di altri attacchi verso grandi studiosi di queste materie che (non potendosi smontare la loro serietà) hanno visto emergere leggende che ad uno sprovveduto potrebbero apparire infamanti, ma che (come ho detto) nella realtà sono solo il prodotto dell’invidia e il prezzo che ogni persona vincente deve pagare per il suo successo in ogni settore della vita umana, benché insufficiente a placare la frustrazione dei perdenti. Inizio ricordando quanto disse il mio maestro Vicente de Cadenas y Vicent nel pranzo celebrativo del 25° anniversario di nascita della sua rivista Hidalguia nel lontano 1978, e quando nel 1993, nell’augurarmi di non dover ripetere la sua amara esperienza, volle ricordare i tanti attacchi subiti per tutta la vita ad incominciare da quello riferito all’essere hidalgo (ovvero nobile) che i suoi numerosi nemici non volevano riconoscere, nonostante esista l’esecutoria d’hidalguia attinente i suoi diretti antenati o discutendo sulla validità del titolo comitale carlista del fratello benché riconosciuto dallo Stato! Misero in dubbio persino chi fosse il vero padre, dissero che la madre viveva in una modesta condizione sociale (mentre la famiglia era ben più che benestante), osarono affermare che Vicente non aveva frequentato studi universitari, e persino insinuarono che neppure fosse legalmente il Cronista de Armas prima dello Stato Spagnolo e poi del Regno di Spagna! Vicente concludeva sorridendo che l’unica cosa che nessuno poteva smentire era il fatto che fosse stato falangista da tutta la vita…
E si potrebbe anche ricordare cosa dicevano altre organizzazioni private italiane sul valore delle Certificazioni d’Arma, quando venivano equiparate al niente, anche se per fortuna vi fu chi non dette peso a queste calunnie ed oggi si trova un tesoro fra le mani, in quanto in Italia il riconoscimento araldico della famiglia o della persona è impossibile. Chi come me ebbe la fortuna di conoscere il grande de Cadenas sa benissimo chi realmente fosse nella società, un uomo che seppe costruire l’unica associazione nobiliare del mondo con opere sociali: un Collegio universitario, 2 case di riposo (oggi 3), ed una Casa editrice di Scienze Documentarie della Storia anch’essa unica nel mondo. Non voglio dimenticare neppure la fondazione della più antica Scuola di Genealogia del mondo, o il più antico Instituto International de Genealogia y Heraldica, o l’Instituto Salazar y Castro. E mi permetto di ricordare che la Real Asociacion de Hidalgos de España è l’unica associazione nobiliare del mondo, che si è sempre comportata come la nobiltà dovrebbe saper fare!!!
Chi conosce la storia dei personaggi che hanno studiato e scritto sulla nobiltà in Italia, non può dimenticare neppure gli attacchi sulla famiglia del Duca Don Agostino Lucio de Vargas Machuca (Napoli, 1864-1936), marchese di S. Vincenzo, 25° Signore di Vargas, 7° duca de Vargas Machuca, 18° conte di Urgel, 10° marchese di Vatolla, 10° conte del Porto, 12° Signore di Varguillos, conte del S.R.I., la cui nobiltà era indiscutibile e pienamente riconosciuta dal Regno d’Italia, ma nonostante questo i suoi nemici diffondevano la diceria che la sua fosse una famiglia ebrea venuta nel secolo XVIII a Napoli.
Ed essendo piemontese del Monferrato ricordo ancora che da bambino per denigrare quel gentiluomo che fu il principe don Emilio Guasco Gallarati di Bisio, marchese di Francavilla, conte di Frascaro, signore di Bisio, nobile, patrizio d’Alessandria, marchese di Bisio, le male lingue ignoranti in diritto nobiliare, dicevano che quel titolo principesco non gli competeva per carenza documentale, nonostante l’iscrizione del titolo nel Libro d’oro della nobiltà italiana.
Oppure potrei citare le calunnie nei confronti di Guy Stair Sainty, uno dei più grandi studiosi degli ordini cavallereschi del mondo apparse su internet… o il blog che per invidia e malvagità diffama i più importanti studiosi di queste materie con argomentazioni realmente naif, e potrei ancora aggiungere tanti altri casi.
perché QUESTO BLOG DIFFAMATORIO CONTRO PIER FELICE DEGLI UBERTI?
Tornando agli attacchi che mi riguardano, questo non sarà certo l’ultimo di una serie di tentate diffamazioni provenienti da individui che ho cacciato lontano dalla mia persona per i più svariati motivi e che (se si ha la pazienza di ricercare) si possono ritrovare tutti ancora su internet, per il semplice fatto che non li ho mai fatti cancellare, essendo da sempre profondamente sicuro sia di me stesso che della bella storia della mia Famiglia.
Mi sono chiesto se valeva la pena rispondere ad una persona che evidentemente non ha il coraggio delle sue azioni e pur permettendosi di lanciare giudizi morali (mi riferisco all’acquisto e vendita di titoli feudali) non dimostra certo una adamantina moralità preferendo vivere nella menzogna assumendo false identità, celandosi nell’anonimato e rivelando con questa scelta di nutrire dubbi lui stesso sulle sue affermazioni, quando invece in una discussione accademica purché non ci si offenda avrebbe avuto il diritto di palesare le proprie opinioni permettendo il contradditorio.
Purtroppo come nota Umberto Eco, su internet hanno voce tutti, cosa splendida per l’utilità offerta di poter affermare al grande pubblico le proprie opinioni, ma non così quando si fanno discussioni senza vera base scientifica.
Quando sui blog leggo attacchi anonimi contro studiosi delle più svariate materie, mi chiedo perché esistano persone che non hanno il coraggio di esprimere con il loro nome e cognome il loro pensiero, dimostrando di essere i primi a nutrire dubbi sulle proprie insinuazioni e di avere qualcosa da nascondere.
Eppure viviamo in un Paese dove la libertà di pensiero è tutelata. Sono perfettamente conscio che non piaccio a tutti, e in questa categorie ci sono: falsari di genealogie e documenti (organizzo ogni anno un convegno dove inserisco le falsificazioni documentali), megalomani (che sanno bene che non do alcuna importanza ad onori del passato privi di riconoscimento giuridico), invidiosi (quel numero di persone che non si rende conto che un lavoro come quello che svolgo con l’indispensabile aiuto di mia moglie richiede un sacrificio oltre misura per ottenere i miei importanti risultati) e, come ho già detto persone con secondi fini in questi studi anche solo di interesse economico.
La diffamazione anonima è la rappresentazione del codardo che tira il sasso mentre nasconde la mano, una persona (o un pool di persone) che sarebbe in grado di commettere qualunque azione criminosa fidando nell’impunità. Però per mia esperienza ho sempre rilevato che l’attacco ANONIMO è firmato perché l’autore o gli autori perdono nell’enfasi il controllo, lasciando tracce ed indizi che alla fine ne rivelano l’identità. Diverso invece è il caso di pubblicazioni e libri firmati con il vero nome e cognome del loro autore, editi per distruggere con i veri documenti le fantastiche pretensioni di persone che hanno ingannato il pubblico con le più assurde o megalomaniche affermazioni di carattere storico; queste sono pubblicazioni veramente utili perché ristabiliscono con corretta scientificità il rispetto della verità, fornendo precise informazioni a coloro che non hanno la possibilità di approfondire una tematica genealogico-nobiliare.
RISPOSTE E CONSIDERAZIONI SU TEMATICHE IMPRECISE E AFFERMAZIONI FALSE
L’aspetto positivo di questa diffamazione, lo ripeto, è che mi permette di divulgare maggiormente il mio pensiero su queste tematiche per fare meglio capire ai lettori la realtà del nostro tempo riferita a quella che era la tematica nobiliare. Solo per rispetto verso i lettori ho deciso di dare qualche risposta. Per l’esaustività del tema trattato dal diffamatore cerco di non ripetere quanto ho già più volte scritto rinviando alle mie chiare pubblicazioni, che se lette correttamente spiegano dettagliatamente tutto quanto è stato distorto a scopi sensazionalistici e con false affermazioni inserite ad arte.
La nobiltà, come già ripetutamente detto, esisteva solo se veniva riconosciuta dallo Stato, e per riconoscimento nobiliare si deve intendere il permesso di far uso all’interno di quello Stato di un titolo nobiliare dietro il corrispettivo di una tassa che è equipollente a quanto oggi è l’abbonamento alla Radio Televisione, o alla licenza di pesca o di caccia (ma potrei fare altre decine di esempi di tasse).
In alcuni Stati dove la nobiltà è ancora tutelata e riconosciuta recentemente sono cambiate le leggi successorie, ad esempio stabilendo che il primo nato indipendentemente dal sesso è il futuro titolare delle titolature nobiliari. Ebbene, pensateci bene, questo non è null’altro che un permesso d’uso stabilito dal Sovrano in accordo con le leggi civili dello Stato, perché nessun Sovrano può mutare la carta di concessione di una nobiltà o di un titolo nobiliare senza creare una nuova concessione nobiliare, e allo stesso modo in ogni momento della storia potrebbe essere modificata la successione nobiliare con la mutazione della legge civile.
Quindi l’esistenza o meno della nobiltà è soggetta alle leggi dello Stato che possono cambiare, offrendo nel tempo soluzioni diverse. Ritornando al Regno d’Italia nel 1926 venne mutata la legge che aboliva la successione femminile per i titoli napoletani e siciliani, privando così molti eredi presuntivi di titolature cadute in successione poi a persone che avevano minor diritto in base alla concessione del titolo.
Non dimentichiamo poi che esisteva la discrezione Reale nel riconoscimento della nobiltà, o la Rinnovazione, o anche il riconoscimento su diversa interpretazione; per esempio ricordo il caso nella Città di Casale Monferrato di una famiglia che durante il Regno di Sardegna venne ammessa per grazia nell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (quando richiedevano ancora le prove nobiliari) perché ritenuta non nobile; ma durante il Regno d’Italia ottenne invece il riconoscimento della nobiltà con decreto ministeriale, quindi per giustizia.
Se la documentazione era la stessa, cosa era cambiato? L’opportunità o la benevolenza del Sovrano o del Governo. Quindi i veri storici sanno che l’esistenza o meno della nobiltà in una famiglia è un concetto veramente labile e soggetto a varie interpretazioni e mutazioni. E non tratto qui le tante falsificazioni documentali che permisero a certe famiglie di avere il riconoscimento della nobiltà.
DA UBERTIS IN degli UBERTI
Chi mi ha attaccato per ignoranza, invidia o malafede ha cercato di farlo iniziando sempre con il solito Leitmotiv caro a tutti i falsari (la cui forma mentis fa loro distorcere la semplice realtà per interpretarla a proprio uso e consumo) e così rivela, con l’aria di smascherare chissà quale segreto, quanto io per primo amo sempre ricordare ovunque, anche perché non contiene nulla che possa discreditarmi, e semplicemente narra la storia della mia Famiglia che ha visto nei secoli (come tante famiglie in Italia e all’estero) l’alternanza grafica del cognome in latino e in italiano: non è certo un segreto, perché io stesso sono sempre orgoglioso di ricordare che il mio cognome di nascita è Ubertis, perchè il mio quadrisavolo Giacomo Francesco Ubertis venne registrato così nel 1783 nell’atto di nascita e battesimo, nonostante che il padre fosse Giuseppe Felice de Ubertis, e così lo erano i suoi fratelli e sorelle e i suoi ascendenti in tutti gli atti latini, mentre in quelli in lingua volgare italiana avevano contemporaneamente la dizione de li Uberti, oppure delli Uberti (come si può vedere anche nell’Alberto Genealogico del 1° gennaio 1800 che ho pubblicato qui in basso).
Chi mi frequenta è a conoscenza del motivo della rettifica (correzione di atto di stato civile effettuato in accordo alla legge che nulla – anche durante il Regno d’Italia – avrebbe a che fare con la nobiltà) che fu suggerito da un grande amico di Famiglia il professore avvocato Salvatore Guerrera Rocca, che era pronipote per affinità della sorella del mio bisnonno, che chiese a me e a mio Padre perché noi che eravamo conosciuti da tutti come degli Uberti, continuassimo ad usare il cognome mutilo latino Ubertis.
Dopo varie discussioni sul tema e il mio interesse mio Padre finalmente si convinse che avremmo dovuto correggere il cognome nella dizione in lingua italiana e nel 1977 ci rivolgemmo al Tribunale di Casale Monferrato per correggere il cognome.
Quindi l’affermazione del mio diffamatore che ho cambiato il cognome da “Ubertis” in “degli Uberti è completamente falsa, perché non si è trattato di un cambio di cognome, ma – lo ripeto – di una semplice banale rettifica (correzione) dello stesso cognome ai sensi della legge Regio Decreto 9 luglio 1939, n. 1238 – Ordinamento dello stato civile. (Pubblicato nel S.O. alla G.U. 1° settembre 1939, n. 204 ed emanato in virtù della delega conferita con la Legge 30 dicembre 1923, n. 2814 e con l’art. 3, Legge 24 dicembre 1925, n. 2260).
Cosa che non ha nulla a che vedere con la nobiltà della Famiglia, per giunta in un Paese dove la nobiltà non ha rilevanza giuridica.
Senza andare molto lontano basta guardare uno degli antichi alberi genealogici della mia Famiglia, quello che segue è del 1° gennaio 1800, e vi si vede riportato dall’estensore l’uso del cognome sia in latino che in italiano: nella prima riga in alto “Albero genealogico della Famiglia delli Signori Fratelli Bernardino e Canonico Francesco Antonio Ubertis (in latino) di Frassineo del Pò” e più sotto il capostipite indicato che è Vespasiano delli Uberti (in italiano).
La poesiola continua con:
Per non darti gran pensieri/ gli ho pure disegnato/ una targa esplicativa/ della grande attività/ culturale e positiva/ che or tutta la città/ riconosce e gli apprezza./ Ei per questo è ben felice/ ed infatti con chiarezza/ il suo nome ben lo dice/ (pur se quello Delle Vigne/ getta un’ombra pur se insigne)./ Tutti i dati ti ho offerti ;/ tu puoi dire: è D… U…”
Lo storico giornale della mia città, a partire dagli anni ‘20 del secolo scorso ha sempre pubblicato una volta alla settimana un personaggio in vista della città con lo scopo di presentarne le qualità ai cittadini e al tempo stesso con l’intento che venisse riconosciuto dai lettori del giornale. Come succede in molte città di provincia l’essere rappresentati nella rubrica “Profili Cittadini” è sempre stato considerato un importante onore riservato a coloro che si distinguono nei vari campi delle loro attività.
Interessante è pure che sebbene i caricaturisti fossero a quel tempo 3 persone, l’autore della mia caricatura fu proprio Idro Grignolio (1922-2011), che fu dirigente del Comune di Casale Monferrato, ed è da tutti considerato a ragione per le sue numerose pubblicazioni di storia del Monferrato (oltre 50) sui più svariati temi di argomento storico locale, il benemerito storico della città.
Questa mia caricatura deve servire a dimostrare l’ignoranza del mio ANONIMO diffamatore che solo per un ingiustificato scopo denigratorio si è permesso di scrivere (nonostante abbia letto tanto sulla mia attività pubblica in ambito culturale) di importanti fatti legati alla tradizione della mia Famiglia. Ricordo che ci si può permettere di parlare di una Famiglia solo quando ci si è documentati con le fonti ed intendo i libri pubblicati nei vari secoli, ma anche dopo un controllo negli Archivi religiosi, civili e di Stato, senza fare elucubrazioni solo perché una persona potrebbe essere antipatica o in contrasto con il proprio modo di pensare. Ecco perché non credo che la sola ragione di un simile blog sia l’allontanamento da un forum di discussione, ma c’è dell’altro che non si ha coraggio di raccontare… Come si può ben vedere si è perso tempo nell’allestire una inutile diffamazione che sono certo non è creduta neppure da chi l’ha scritta. Voglio sottolineare che non passa giorno della mia vita senza il mio sentito ringraziamento al buon Dio per avermi regalato questa Famiglia, mia Moglie ed una vita meravigliosa che mi ha permesso di raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono proposto. Come già detto il tenore del blog in questione ha intenti altamente diffamatori, e profondendosi in lodi delle mie qualità di esperto (solo per evitarsi una querela), vuole di fatto intaccare la mia immagine di serietà goduta a livello mondiale. Ricapitoliamo alcuni spunti dell’ANONIMO:
1) «Considerato un esperto nazionale e internazionale in aree come il diritto nobiliare, la genealogia, l’araldica, gli ordini cavallereschi, i titoli nobiliari… E lo è. Ma l’interesse del presidente degli Uberti per tutte queste scienze ausiliarie della storia è dovuto, come in quasi tutti i casi di esperti in questi campi, a un desiderio appassionato di dimostrare che lui stesso è nobile».
Non devo dimostrare proprio nulla perché che io discenda da Famiglia nobile lo hanno sempre scritto e detto prima che io nascessi gli storici. Come si può vedere l’ANONIMO dimostra invece di essere così antiquato colla sua pseudo-formazione tanto da parlare ancora di “scienze ausiliarie” quando dovrebbe sapere bene che noi Scholar le definiamo “scienze documentarie” per dare una nuova dignità scientifica alla materia, precedentemente considerata come asservita alla storia e non invece essenziale alla sua corretta ricostruzione.
2) «alla registrazione dello stemma da parte delle autorità araldiche di Spagna e Sudafrica, invocati dal presidente degli Uberti a sostegno dei suoi diritti, tutto ciò non prova assolutamente nulla e un esperto così competente come lui lo sa benissimo».
Il mondo scientifico sa da sempre che per me hanno valenza solo i riconoscimenti dello Stato, come quelli che ho ottenuto in Spagna e Sudafrica, che mi hanno permesso di avere un documento araldico di Stato sia in un Paese legato alla storia dell’Italia, che in tutti i Paesi del Commonwealth, dove ho i miei interessi. La certificazione permette l’uso araldico legale certificato di uno stemma nel Paese dove è stato ottenuto, che oggi con i tempi che corrono è una gran cosa! Ma mi chiedo come mai l’ANONIMO tralascia di parlare della concessione che ho ottenuto nel Regno di Scozia. È una dimenticanza od è un fatto voluto?